

Piccole pesche acerbe in aceto di vino Asprinio dell'agro aversano.
Piccole Pesche, Aceto di Vino, Acqua, Zucchero , Sale
I piccoli frutti sono cotti in acqua e aceto ricavato dalla pregiata uva Asprinio dell'Agro Aversano insieme a spezie e in questo bagno agrodolce sono conservati in vasetto, senza uso di conservanti o elementi chimici. L'aceto conferisce loro un sapore deciso, fortemente caratteristico, ed una consistenza croccante e compatta che le rende perfette come aperitivo, antipasto o contorno.
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Le peschiole in agrodolce (conosciute anche come pesche nettarine o pesche nane) fanno parte della famiglia delle pesche-noci e sono dei frutticini di pesco raccolti al primo diradamento quando il nocciolo non è ancora indurito, questo permette agli alberi particolarmente produttivi di preservare le pesche che verranno colte in futuro e contemporaneamente di avere un prodotto come le peschiole in agrodolce.
Dopo averle lavate accuratamente, queste vanno cotte in acqua e aceto aromatizzato, un aceto particolarmente pregiato ricavato dall'uva Asprinia dell'Agro-Aversano, e poi conservate in barattoli di vetro. La conservazione avviene al naturale, senza conservanti, agenti esterni o elementi chimici. Esteticamente somigliano a delle olive per forma, colore e dimensione, infatti, misurano tra i 2 e i 3 cm.
Le peschiole possono essere servite e degustate in molti modi: aperitivi, cocktail, insalate di mare e di terra, con baccalà e anche con piatti raffinati, grazie al loro sapore particolare riescono ad essere un accompagnamento versatile per tutte le occasioni.
Il loro sapore è deciso, caratteristico e la loro consistenza è croccante e compatta. Questa è una ricetta che solo recentemente ha acquistato notorietà nella ristorazione e nell’ambito gastronomico, la sua commercializzazione è cominciata nel 1989 grazie all’azienda Verticelli.
Le peschiole nascono per un errore di produzione, gli alberelli di peschi ordinati dall'agronomo Mario Parente al momento del raccolto restituirono questo frutto nato da un incrocio sbagliato, così l'agronomo decise di lavorarlo e conservarlo come un ortaggio. L’impatto di questo prodotto è stato così forte e caratteristico che due anni dopo la sua commercializzazione ha vinto l’Oscar Primo Premio al Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione.