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Tarallini al Finocchietto

Le ghiottonerie di casa Lorena
4,10 €
Tasse incluse

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Italia

Campania

Descrizione

Tarallini fatti a mano con olio EVO e semi di finocchietto.

COD: PFR.0001.0200
EAN: 2000000801117
Valori nutrizionali
Valori medi per 100 gr
Energia
428 kcal - 1790,7 kJ
Grassi
11,8 g
di cui saturi
3 g
Carboidrati
62,92 g
di cui zuccheri
0,8 g
Proteine
10,8 g
Sale
3,1 g
Ingredienti

Farina di grano tenero tipo "00", olio EVO, Acqua, lievito madre, finocchietto (6%), sale, zucchero 

Consigli e curiosità del tomolo

Il nome tarallo viene usato per indicare vari prodotti da forno che hanno in comune la forma di anello con le estremità intrecciate. La preparazione di queste ciambelline è tradizionale nelle regioni meridionali come Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia.

Cosa significhi esattamente la parola “tarallo” e da dove derivi, nessuno lo sa per certo.

La tesi più attendibile vuole che discenda dal greco “daratos” (sorta di pane), ma c’è chi sostiene provenga dal latino “torrère” (abbrustolire) e chi dall’italico “tar” (avvolgere).

Matilde Serao, nell'opera “Il ventre di Napoli”, narra che già a fine '700 i taralli rappresentavano i cibi di sopravvivenza della povera gente partenopea.

I fornai li preparavano aggiungendo strutto e pepe allo ”sfriddo”, cioè agli avanzi della pasta lievitata del pane, per poi farne striscioline a forma di anello che erano vendute in strada e nelle osterie, infatti il miglior amico dei taralli è il vino, da qui la nascita dell’espressione “finisce tutto a tarallucci e vino” per indicare la risoluzione delle controversie nelle osterie e per le strade grazie a questa abbinata vincente.

Se però non siete amanti del vino, non preoccupatevi, perché i taralli, grazie alla loro semplicità e leggerezza, stanno bene un po’ ovunque: a inizio pasto, come aperitivo, quindi accompagnando olive, salumi e un bel tagliere di formaggi.

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I taralli al finocchietto sono un prodotto tipico del sud Italia, conosciuti nelle loro varianti alla cipolla, alla pizzaiola e allo zenzero di sesamo e sono un ottimo accompagnamento per un aperitivo leggero e gustoso.

Come sono fatti i taralli al finocchietto?

I tipici ingredienti dei taralli al finocchietto sono “poveri” e semplici da reperire: farina ‘0 (sostituibile anche con farina ’00), vino bianco secco, olio extravergine, semi di finocchio, sale.

Come prepararli e conservarli?

I taralli al finocchietto fatti in casa sono uno degli snack più facili da realizzare, per prepararli basta un’ora circa: 30 minuti per la preparazione e 30 per la cottura.

  • Preparare l’impasto, realizzabile sia nel mixer che manualmente, mescolando farina e sale e aggiungendo olio, vino e i semi di finocchietto.
  • Dopodiché mixare il tutto ad alta velocità oppure a mano fino ad ottenere l’omogeneità dell’impasto.
  • Creare una palla con l’impasto e sigillare in una pellicola per 30 minuti circa.
    Assicurarsi che l’impasto non presenti rotture o grumi e dividere in piccoli pezzi da 15 gr ciascuno, arrotolarli in modo da creare un bastoncino da 12 cm e arrotolarlo su sé stesso a forma di anello disponendo il tutto su carta da forno.
  • Riporre la teglia nel frigo per circa 30 minuti per assicurarsi che i taralli mantengano la loro forma.
  • Nel frattempo accendere il forno a 190°e cominciare ad immergere i taralli in acqua che bolle perfettamente e smuoverli quando salgono a galla, una volta cotti, riporli di nuovo nella teglia e infornarli per circa 30 minuti, passato questo tempo cuocerli 5 – 6 minuti a 200° per completare la cottura.

Una volta cotti avrete ottenuto taralli al finocchietto friabili e pronti per essere serviti.

Possono essere conservati in sacchetti per alimenti o scatole di latta così per farli durare più a lungo.

Lo sapevi che…

La tradizione dei taralli al finocchietto, in particolar modo quelli pugliesi, risale addirittura all’inizio del 1400 e nel corso dei secoli è diventato così iconico da conquistare la denominazione di PAT: Prodotto Agroalimentare Tradizionale Italiano. E’ un alimento friabile e la versione pugliese, rispetto a quella napoletana non prevede mandorle.

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